Perch� Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, � un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure � cos� semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con s�, la far� crescere e ne far� la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sar� lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria � abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre cos�, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'� qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'� un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, � che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando � necessario � pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo � il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.
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Una «maestra» di talento (con allievo)
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Accabadora. Chiru`. Chiru` dopo Accabadora. Una sinfonia esoterica o una lingua che ha il respiro, il tramestio, dell'acciottolato. Michela Murgia e` un alfabeto del suono. Dove l'acuto tinnito e il grave rombo insieme stanno, come nelle launeddas, remoti strumenti isolani, sardi, come sarda e` la voce narratrice. Dopo la Parca, l'«Accabadora», colei che spenge i lumi ormai fiochi della vita, ecco Eleonora, attrice, acrobata del gesto e della parola, nonche` una figura maieutica, una «maestra», un Virgilio che mira ad essere «il baricentro dell'equilibrio di qualcun altro», che addestra energie nuove, che contribuisce a «determinare la qualita` della creta», che mira - direbbe Piovene meditando sulla «vocazione», e Chiru` e` una storia di vocazioni - ad accendere «quell'intelligenza che ormai mi sembra priva d'interesse in tutti gli intelligenti di professione».Â
Quattro allievi hanno scandito l'esistenza di Eleonora. Chiru` e` in ordine di tempo l'ultimo, probabilmente non avra` eredi. Perche` il diaframma fra docente e discente si e` infranto, la soglia e` stata varcata, il «potere dei sensi», rispetto agli altri poteri, ha preso il sopravvento. Coltivatrice di talenti, Eleonora e` depositaria di un reale, tremendo, diritto di vita e di morte (tale la pianista di Somerset Maugham che «condanna» al suicido George, opponendogli: «Nell'arte, la differenza tra il dilettante e il professionista e` immensa»). Sì, e`, potrebbe essere, un'«Accabadora», la «sirena» di Michela Murgia. Come sa Nin, l'alunno impiccatosi perche` - si colpevolizza la sua artefice - «gli ho insegnato l'ambizione, e lui l'ha rivolta in una direzione in cui non c'era niente da ottenere».Â
Chiru` e` un violinista. La musica e` una chiave per entrare nell'officina, meglio: nell'agone, di Michela Murgia. Che sa cosa significhi combattere, lo spiegare e il raccontare in veste di duellanti. Rievocando Proust: «...quel che noi sentiamo della vita non lo sentiamo sotto forma di idee; e quindi la sua traduzione letteraria, cioe` intellettuale, rendendone conto, lo spiega, lo analizza, ma non lo ricrea, come fa invece la musica...». Quando e` bello un libro? Avvertiva un'anima settecentesca: «Non ci sono libri belli se non quelli che sono stati a lungo contemplati». Chiru` non e` una trepida eppure spinata meraviglia, nelle migliori esecuzioni (nelle migliori pagine) una musicale meraviglia? A cominciare dalla visione di Cagliari: «Cagliari ha le fondamenta invertite di una citta` celeste [...]. Non ha certo bisogno della notte per diventare bella, ma quando cala la sera il buio urbano le toglie la durezza dei contorni, regalandole l'evanescenza delle promesse ancora da deludere». Cagliari specchio di Chiru`...
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